Lesbica


Nella maggior parte dei dizionari la parola lesbica si rifà a questa definizione: donna omosessuale. Ossia persona che prova un'inclinazione amorosa o sessuale per individui delle stesso sesso.
Nella vita quotidiana la parola lesbica non assume per tutte noi lo stesso significato. Per me è motivo di orgoglio, è un modo di definirmi che amo e che mi fa stare bene. Molte donne preferiscono definirsi genericamente gay (termine usato per lo più declinato al maschile) e vivono la parola lesbica come un'offesa, esattamente come molti maschi gay vivono il temine frocio.
Da un sondaggio effettuato qualche anno fa da un gruppo lesbico emerge che per il 23,6 % delle donne la parola LESBICA è dispregiativa. Personalmente credo che l'accettazione di se passi anche dai termini con i quali ci definiamo e considerarlo dispregiativo o offensivo sia per noi nocivo e deleterio.


Lancio la ricerca in Google, ed in 0,16 secondi ottengo circa 9.110.000 risultati 
già... ma quanti di questi "risultati" parlano davvero di noi?
Ci sono chat, portali, associazioni e pagine di facebook interamente dedicate alle lesbiche. Ma chi sono le lesbiche? Cosa fanno? Dove sono?
Siamo donne. Donne che lavorano, che si divertono, che goiscono e soffrono, che invecchiano, che vincono, che perdono, che si innamorano. Si, ci innamoriamo di altre donne. 
Siamo la vicina di casa, la postina, l'insegnante di tua figlia, l'impiegata comunale, la psicologa della tua amica, la tua amica... 
Siamo donne. Cittadine, anche se per lo stato siamo cittadine di serie B. Non abbiamo nessun diritto. Non possiamo sposarci, non possiamo assisterci nella malattia, non possiamo ereditare, ..... Eppure paghiamo le tasse.
Per lo stato non siamo niente, per la chiesa siamo un abominio, per molti siamo malati, e poco importa se già da 40 anni l'omosessualità è stata rimossa dalla lista delle patologie mentali.
Ma per tutto il resto delle persone, siamo semplicemente persone, semplicemente donne... che amano le donne!
Sonia Pagarini




Per anni la parola lesbica non riuscivo nemmeno a pronunciarla, al massimo riuscivo a dire gay, ma sottovoce. Era come se nel dirla io avessi detto al mondo intero di essere lesbica, ma soprattutto l'avrei detto  a me stessa, ed era la cosa più difficile da fare.
In cuor mio ho sempre saputo di essere lesbica, fin da ragazzina; ho avuto storie con ragazzi però capivo che non era quello che volevo veramente; poi un giorno mi sono innamorata di una ragazza e da lì ho cominciato a vivere davvero, a vivere appieno la mia vita. 
Anni dopo in una delle serate organizzate da Arcilesbicaxxbergamo ci ricasco: parlo con la presidente e le dico: "noi gay..." Lei mi blocca subito e mi dice: "noi siamo lesbiche, non gay; non devi vergognarti ad usare questa parola,non è una parolaccia o un brutto marchio che ci portiamo addosso". 
Da quel giorno mi sono liberata di un peso: ora dico lesbica tutte le volte che voglio,senza vergogna. Io sono lesbica e sono felice di esserlo!
Z.






L'esistenza lesbica comporta sia la caduta di un tabù che il rifiuto di un sistema di vita obbligato, significa anche un attacco diretto o indiretto al diritto maschile di accesso alle donne.
Adrienne Rich

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