Secondo lo Zingarelli del 1983:
“Nucleo fondamentale della
società umana costituito da genitori e figli” oppure “Il complesso delle
persone unite da uno stesso vincolo e aventi un ascendente diretto comune,
considerato nel passato, nel presente e nel futuro”
Secondo la Treccani online del
2012:
“In senso ampio, comunità umana,
diversamente caratterizzata nelle varie situazioni storiche e geografiche, ma
in genere formata da persone legate fra loro da un rapporto di convivenza, di
parentela, di affinità, che costituisce l’elemento fondamentale di ogni
società, essendo essa finalizzata, nei suoi processi e nelle sue relazioni,
alla perpetuazione della specie mediante la riproduzione”.
Secondo la Corte europea dei
diritti dell'uomo (Schalk & Kopf v. Austria, 24 giugno 2010):
“Dal 2001 è avvenuta una rapida
evoluzione dell'atteggiamento della società nei confronti delle coppie dello
stesso sesso in molti Stati membri. Da allora, un numero considerevole Stati
membri ha dato riconoscimento legale alla coppie dello stesso sesso. Anche
alcune previsioni del diritto dell'Unione europea riflettono una tendenza
crescente a includere le coppie dello stesso sesso nella nozione di “famiglia”.
Di conseguenza, la relazione dei ricorrenti, una coppia dello stesso sesso
convivente in una relazione di fatto stabile, rientra nella nozione di “vita
familiare”, proprio come vi rientrerebbe la relazione di una coppia di persone
di sesso diverso nella stessa situazione”.
(Prima d'ora aveva ritenuto che
le relazioni omosessuali rientrassero nella nozione di “vita privata”, ma mai
in quella di “vita familiare”).
Secondo la Corte costituzionale
italiana (sentenza 138, 14 aprile 2010):
La relazione tra persone dello
stesso sesso rientra nella nozione di “formazione sociale” secondo la
Costituzione:
“L’art. 2 Cost.
dispone che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili
dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua
personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà
politica, economica e sociale.
Orbene, per formazione sociale
deve intendersi ogni forma di comunità, semplice o complessa, idonea a
consentire e favorire il libero sviluppo della persona nella vita di relazione,
nel contesto di una valorizzazione del modello pluralistico. In tale nozione è
da annoverare anche l’unione omosessuale, intesa come stabile convivenza tra
due persone dello stesso sesso, cui spetta il diritto fondamentale di vivere
liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei
limiti stabiliti dalla legge – il riconoscimento giuridico con i connessi
diritti e doveri.”
...Ma non rientra in quella di
“famiglia” secondo l'art. 29 della Costituzione perché questo lega la nozione
di “famiglia” a quella di “matrimonio” e l'unione tra persone dello stesso
sesso non è assimilabile al matrimonio, sostanzialmente, perché manca la
(potenziale) finalità procreativa del matrimonio:
“Art. 29 Cost.: «La
Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio».
La norma pone il
matrimonio a fondamento della famiglia legittima, definita “società naturale”
(con tale espressione si volle sottolineare che la famiglia contemplata dalla
norma aveva dei diritti originari e preesistenti allo Stato, che questo doveva
riconoscere). Ciò posto, è vero che i concetti di famiglia e di
matrimonio non si possono ritenere “cristallizzati” con riferimento all’epoca
in cui la Costituzione entrò in vigore, perché sono dotati della duttilità propria
dei princìpi costituzionali e, quindi, vanno interpretati tenendo conto non
soltanto delle trasformazioni dell’ordinamento, ma anche dell’evoluzione della
società e dei costumi. Detta interpretazione, però, non può spingersi fino al
punto d’incidere sul nucleo della norma, modificandola in modo tale da
includere in essa fenomeni e problematiche non considerati in alcun modo quando
fu emanata. Si deve ribadire, dunque, che la norma non prese in
considerazione le unioni omosessuali, bensì intese riferirsi al matrimonio nel
significato tradizionale di detto istituto. Non è casuale, del
resto, che la Carta costituzionale, dopo aver trattato del matrimonio, abbia
ritenuto necessario occuparsi della tutela dei figli (art. 30), (ciò è segno
del) rilievo costituzionale attribuito alla famiglia legittima ed alla
(potenziale) finalità procreativa del matrimonio che vale a differenziarlo
dall’unione omosessuale.
Questo significato del precetto
costituzionale non può essere superato per via ermeneutica, perché non si
tratterebbe di una semplice rilettura del sistema o di abbandonare una mera
prassi interpretativa, bensì di procedere ad un’interpretazione creativa”.
Quindi:
Le definizioni “italiane” di
famiglia sono sentite strettamente legate al matrimonio, e il matrimonio è
sentito strettamente legato alla procreazione (anche solo potenziale), pertanto
è difficile comprendere “perché mai” una coppia omosessuale dovrebbe essere
considerata una “famiglia”. Le ultime parole della Corte costituzionale
significano proprio che questa mentalità esiste e non può essere lei da sola a
cambiarla: la conclusione della sentenza è infatti che se si vuole che la
nozione costituzionale di “matrimonio” si riferisca anche alle coppie
omosessuali è il legislatore a dover introdurre il relativo cambiamento.
A livello europeo invece queste
nozioni sono sganciate, legando il concetto di “famiglia” solo al tipo di
rapporto che unisce due persone (stabile convivenza, siano esse due persone
dello stesso sesso o di sesso diverso). Questa definizione è la stessa adottata
dall'Unione europea, perché la Corte di Giustizia ha affermato, di recente
(sentenza del 4 ottobre 2010, C-400/10) che le disposizioni di diritto
dell'Unione in materia di rispetto della vita privata e familiare hanno lo stesso
significato e la stessa portata di quelle relative della Convenzione europea
dei diritti dell'uomo.
N. B.
La
famiglia per me era quella del Mulino Bianco, madre, padre, bambini e un
animale domestico. Tutti me l’avevano sempre raccontata così. Al catechismo, a
scuola, i miei genitori mi avevano convinta che la famiglia erano le persone
che vivevano sotto lo stesso tetto e
avevano in comune i parenti.
La
mia adolescenza mi spiegò ben presto che i veri legami non sono quelli di
sangue. In casa mia mio padre e mia sorella non si parlarono per 7 lunghi anni
e questo mi spiegò perché la convivenza non fosse un fattore indispensabile per
avere una famiglia.
Il
rapporto con i miei genitori era davvero tormentato, quello con mia sorella
decisamente difficile e quasi come ovvia conseguenza sposai il ragazzo con cui
mi fidanzai a 17 anni. Io e Christian avevamo fatto tutto come da manuale,
fidanzamento, convivenza, matrimonio in chiesa davanti a parenti e amici. Vivevo
con la persona che preferivo. A quel punto io, lui e il nostro cane, nella
nostra casetta con il mutuo non potevano che non significare famiglia. Eppure
no! non bastava nemmeno quello. Ancora una volta non mi sentivo appoggiata, non
mi sentivo al sicuro. Non sentivo con lui un legame indissolubile, e se
immaginavo il mio futuro mi vedevo vecchia, ma sempre senza di lui. Passarono
gli anni…
Io
e Bruna lavoravamo nello stesso ospedale, io in ufficio e lei in cucina.
Chiacchieravamo durante la mia pausa pranzo e io non riuscivo a non sentire la
sua assenza non appena rientrata a casa. In poco, pochissimo tempo lasciai
tutto e mi trasferii da lei. Mi fu ben chiaro quasi subito che quello che stavo
vivendo era anche meglio di quello che sognavo da ragazzina, era l’amore
totalizzante che circonda e protegge. In questa nostra unione recuperai il
rapporto con mia sorella e noi tre diventammo una Famiglia. Siamo legate da
quel filo invisibile che ci porta a sentirci vicine e protette sempre,
tranquille perché siamo certe che non saremo mai sole, al sicuro perché la casa
di ognuna di noi è la casa di tutte, felici perché possiamo permetterci il
lusso di essere sempre come siamo, di non dover fingere mai, di poterci dire
tutto, anche le cose difficili e faticose perché ci siamo scelte e lo facciamo
ogni giorno. Io e Bruna ci siamo lasciate da due anni, e ci sono stati momenti
difficili e dolorosi, ma mai, nemmeno per un giorno abbiamo smesso di essere
una famiglia.
Noi
tre siamo un nucleo chiuso e protetto, flessibile e dinamico. Ci sono diversi
equilibri, ma non esistono gerarchie. Ognuna ha il suo spazio e il suo modo di
essere, e non si deve nascondere o mascherare. È un appoggio, un porto sicuro,
un letto pronto, una risposta certa, un piatto di pasta, 50 euro, una spalla su
cui piangere, un’amica con cui ridere, una bastone per il sostegno e una luce
nel buio nero. La mia famiglia è quel posto in cui posso stare in silenzio per
ore se non mi sento di parlare, sentendomi ascoltata. È quel posto in cui posso
dire tutto ciò che penso senza sentirmi mai giudicata, è quel posto in cui
posso portare le mie paure perché non sarò sola a combatterle, è quel posto
magico e meraviglioso che mi riempie d’amore e di possibilità e che mi sostiene
a prescindere.
Si,
la mia famiglia è il mio baricentro. È quel filo sottile che mi sorregge e mi
permettere di camminare e sorridere pensando che io e le meravigliose donne che
ne fanno parte ci siamo scelte per la vita.
Sonia Pagarini
*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*
Argomento
assai lungo e complicato.
Vedrò
di partire dall’inizio ma senza perdermi in troppe chiacchiere.
Per
me la famiglia, mamma – papà e fratellino (ma anche nonni/e, zie/i, cugine/i e
pseudonipoti) è sempre stata ed è fondamentale. Ho impostato tutta la mia vita
sulla famiglia. Niente è mai stato più importante, nemmeno me stessa. Da qui il mio Coming-out decisamente tardivo.
Ho
sempre sentito il calore della famiglia intorno e dentro me ed è tuttora così.
Allora perché sono arrivata sull’orlo del
precipizio e solo in quel momento, quando ormai non mi importava più di nulla,
mi sono aperta ed ho lasciato finalmente uscire tutto il mio dolore, la mia
insoddisfazione il mio senso di inesistenza.
Molto
è dovuto alla malattia e poi morte di mia mamma, molto alla ed alle malattie di
mio papà, alla mia conseguente assunzione di responsabilità ma anche a questo
maledetto mondo omofobo che distrugge noi ed anche le persone a cui vogliamo
bene. Già perché loro (tutti) ora sanno che sono Lesbica ed alla fine è stato
solo un proforma dirlo perché lo avevano ben capito ed accettato da lungo
tempo. Non è stato quindi uno shock, non ha cambiato la mia e la nostra vita
familiare.
Forse
io ho sbagliato a non fidarmi di loro ma non volevo, non potevo non riuscivo a
mettere in pericolo la loro serenità. Il mondo è spaventosamente cattivo ed io
non vedevo altro modo (se non l’imprigionarmi) .
Mamma
non lo saprà mai da me ma io sono sicura che anche lei lo avesse capito, perché
da sempre sono stata diversa dalle comuni bambine. La gonna no, i codini no, il
trucco no, i tacchi no, niente morosi ma sempre qualche amica a cui lei come
tutti si affezionava.
Mamma
e papà capivano sempre tutto, bastava uno sguardo. Niente divieti, imposizioni, castighi. Dialogo sempre.
La
verità è che, nonostante tutte le traversie, io amo la mia famiglia. Ho rinunciato ad una parte della mia vita per
molti anni ma è comunque stata una mia
scelta consapevole.
In ogni caso oggi mi sento molto più forte ma
soprattutto completa ed amata.
Non
cambierei niente (tranne forse la morte prematura di mamma).
Cristina Parisi
*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*
La mia famiglia sono i miei
genitori: sono quelli che mi hanno messo al mondo e mi hanno accudito fino alla
maggiore età per poi sganciarsi da me e
permettermi di essere la donna che sono diventata. Non ho mai appurato se
fossero realmente loro i miei genitori…magari sì…magari no.
Loro erano presenti nella mia
infanzia, di cui ho un vago ricordo e hanno accompagnato la mia esistenza con
il loro sostegno, con le loro preoccupazioni e con i loro incitamenti.
Ma c’erano perché ho fotografie
che lo comprovano.
Certo, avrebbero potuto farmi un
lavaggio del cervello per convincermi.
Ma vista la fortuna che ho
incontrato ad avere loro come mamma e papà, ho deciso che me li tengo.
La mia famiglia sono mio fratello
e mia sorella.
“Quando entri in casa mia vedi il
cielo”…così scriveva Sergio all’età di 7 anni in un tema scolastico, alludendo
al colore degli occhi che accomuna tutti noi.
Se gli occhi azzurri sono indice
di familiarità…sì, noi 5 siamo una famiglia.
La mia famiglia è Mary.
Lei ha conosciuto di me i segreti
più intimi e, sempre, ha saputo supportarmi.
Con lei, veramente, abbiamo
condiviso molte esperienze che ci hanno legato indissolubilmente al punto che,
se una delle due dovesse partire per un
lungo viaggio senza ritorno, l’altra soffrirebbe realmente per la mancanza, ma
entrambe sappiamo che saremmo felici per la realizzazione di un desiderio…come
se la distanza fosse l’unico limite al bene.
La mia famiglia è Tobia.
Lui non c’è più, ma io preferisco
pensarlo ancora in giardino che corre.
A volte, quando accuso qualche
malessere, prendo la copertina che lo avvolgeva e mi ci attorciglio, quasi a
sentire il suo calore durante le notti fredde.
Ed è come se lui fosse lì con il
suo amore grezzo privo di qualsiasi razionalità.
La mia vera famiglia sono io.
Sono la persona che in assoluto
mi conosce meglio…e non è sempre facile, visto i casini che so combinare!!
La mia famiglia sono io quando mi
prendo cura di me stessa, nel bene e nel male.
La mia famiglia sono io quando mi
faccio compagnia nelle notti pensierose ed in quelle malinconiche o dolorose.
La mia famiglia sono io quando so
ridere alla vita e provare emozioni che devastano il cuore.
La mia famiglia sono io quando
riconosco in modo intimo i miei pensieri, quelli belli, quelli brutti e quelli
sconci.
La mia famiglia sono io quando
non provo nessun tipo di imbarazzo a guardarmi nuda allo specchio e ad
imprecare di fronte a certe teste di cazzo che mi circondano.
La mia famiglia sono io quando
non capita di dire…”Cosa sto facendo?” perché so cosa voglio e soprattutto cosa
non voglio.
La mia famiglia sono io quando
abbraccio la mia compagna e provo un’ emozione forte nelle nostre effusioni
amorose.
La mia famiglia saremo noi due,
quando ci sposeremo.
G. L.
Chiara Cavina
*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*-*
Sarò cinica ma io non ho una famiglia. Ho tutta una serie di persone
che mi chiamano attribuendomi parentele varie ma non ho “una famiglia” da
almeno 23 anni. Ho avuto tante famiglie ma non sono state riconosciute come
tali e ora mi rimangono tanti ricordi di parenti acquisiti, di sangue e scelti.
La mia famiglia istituzionale è la prima che ho abbandonato come “unica
famiglia” e che non solo mi ha generato ma mi ha anche abbandonato, tradito e
deluso. Ne ho poi create altre. Molte le
ho abbandonate, tradite e deluse, altre si sono disfatte e ognuno ha preso la
sua strada, altre ancora si sono trasformate in amicizia, rapporto di lavoro,
comunione di intenti…
Mi stanco. Sono una persona che si stanca. Si, mi stanco di una vita
unica e ne creo sempre di nuove.
Mi ri-invento e cambio. Mi trasformo, adatto, cresco e ogni volta esco
per poi ricercare ancora quella che per me dovrebbe essere una famiglia ma che
non riesco evidentemente a costruire.
Per me una famiglia è una comune, dove persone di differenti età,
culture, interessi, potenzialità si associano seguendo i principi di
solidarietà, protezione, rispetto, empatia, fiducia, crescita personale e si
separano quando non diventano più funzionali e/o vengono a cadere i principi
fondanti.
È spaventosa questa mia visione. È spaventosa come il concetto che ho
di identità intesa come un insieme di caratteristiche personali, che
potenzialmente prevede un continua evoluzione, mai una statica e
tranquillizzante unica identità.
Non ci sono sicurezze. Non ci sono strutture rigide. Non ci sono legami
indissolubili.
Eppure spesso la ricerco quella tranquillità. E allora eccomi impegnata
in piroette nella speranza di riuscire ad avere anch’io stabilmente un “amore
eterno” come quello che “dovrebbero” i genitori ai figli, i coniugi tra loro, i
fratelli … e cado nell’inganno che questo significhi evitare conflitti,
cambiamenti, rischi.
Tutte cazzate.
Siamo soli e io sono un numero primo e siccome sono riconosciuta come
una persona forte e veloce posso anche rimanermene sola a leccarmi le ferite…
si, ma quanto è bello avere qualcuno con cui leccarsi le ferite e non solo?
Quando abbandono quindi questa visione cinica e disincantata, quando,
come in questo periodo, riesco a pacificarmi con il mondo, scopro che tutte le mie “famiglie” sono
ancora lì, che nulla è andato distrutto ed è bellissimo ritrovarle dentro me e
a volte anche fuori.
Ora sto costruendo una nuova famiglia con una donna giovane,
intraprendente, bella, determinata, affettuosa, accogliente e molto
intelligente sia emotivamente che cognitivamente, con cui condivido interessi,
lavori, passioni ma da prospettive differenti dettate anche da una generazione di
differenza (quasi).
Ora stiamo per andare nella nostra nuova casa, la prima che costruisco
totalmente con la persona che amo.
Appena l’abbiamo vista ci siamo innamorate e abbiamo iniziato a pensare
a come avremmo sistemato la stanza studio, la camera matrimoniale, il salotto e
la cucina. Abbiamo visto che si creerà facilmente la stanza della creatura che
ci piacerebbe crescere (ma per questa impresa ci diamo ancora qualche anno) …
abbiamo pensato ai colori delle pareti, ai lavori che andranno fatti e agli
amici e le amiche che ci aiuteranno a buttar giù le mattonelle della cucina,
mentre il fratello della mia compagna provvederà con il miei baldi suoceri a
pittare tutto e ad aiutarci nel trasloco.
Ora sto anche recuperando in parte le mie "vecchie" famiglie (molto grazie alla mia
compagna), scoprendo che nessuna è andata persa, accettandole per quello che
sono e che sono diventate. Ora sento più che mai il desiderio che questa mia
nuova famiglia venga riconosciuta in tutta la sua potenza e potenzialità.
Ora mi incazzo veramente se qualcuno o qualcosa prova a limitarci per
preconcetti o pregiudizi infondati.
Ora non cerco più l’approvazione, l’accettazione… ora voglio che chi ci
ama condivida e chi non ci ama ci rispetti e riconosca i diritti e doveri che
ogni famiglia istituzionale ha in Italia.
L’amore ce lo mettiamo noi con tutta la sua energia trasformante e con
tutti i rischi che comporta, abbandonando finalmente quella ricerca illusoria e
devastante della “finta tranquillità”.
Ed è solo l’amore che può effettivamente legittimarci nella nostra
completezza di famiglia.
Chiara Cavina
“Solo attorno a una donna che ama può formarsi una famiglia”.
Pgarini c'è da essere orgogliosi molto. B.
RispondiEliminaC'è da essere orgogliosi della mia famiglia! <3
Eliminabellissimi..davvero..
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